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Francisco Ferrer y Guardia, anarchico promotore del movimento delle scuole laiche in Spagna, venne fucilato a Barcellona cento anni fa, nell'ottobre 1909. In tutta Europa si svilupparono mobilitazioni per la sua liberazione e contro l'esecuzione. In Italia le proteste assunsero un forte contenuto anticlericale e, in taluni casi, forme preinsurrezionali. Nell'accusare la Chiesa della sua morte, i moti prò Ferrer si inserivano in un ampio processo che vide la diffusione nella società italiana di motivi culturali e rivendicazioni politiche laici e anticlericali, in seguito interrotto dal fascismo e dalla politica concordataria. Le mobilitazioni, che coinvolsero anarchici, socialisti, radicali, repubblicani e liberali, furono uno dei più intensi episodi di quel "fronte anticlericale" che, attraverso istanze di progresso e laicizzazione della vita pubblica, riunì tendenze politiche diverse nella convinzione che la politica vaticana e l'intervento della Chiesa nella società italiana fossero un grave ostacolo al progresso del Paese. Ferrer divenne in breve un nuovo Giordano Bruno, un simbolo e un mito nella lotta contro l'"oscurantismo" della Chiesa cattolica.